DIAMO UNA MANO A PAPA FRANCESCO
- Categoria: EDITORIALE
- 20 Novembre 2017
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Fra populismi, conflitti sociali, crisi economiche e terremoti politici, c’è tutto un pullulare di proclami, dichiarazioni, programmi, intenzioni gridate e propositi smentiti dai fatti.
I quotidiani del mattino offrono ai lettori interminabili sequele di figure e mezze figure, di personaggi che hanno sempre bisogno di gridare per aver almeno l’illusione di poter diventare protagonisti.
Tanti politici. Così si fanno chiamare. Tanti, e non ci riferiamo soltanto all’Italia, che in questo campo può dettare lezione a mezzo mondo. Sicuramente sono troppi. E soprattutto sbiaditi ed anemici, come figure di carta, prive di consistenza, macerate dalla pioggia, incapaci di mettersi al timone. Sì, tanti politici e pochi, pochissimi statisti.
Di tanto in tanto spunta qualcuno che ci prova a diventar statista e magari riesce persino a sedersi nella stanza dei bottoni, ma quasi sempre con livelli di competenza da far paura.
In questo quadro sconcertante e preoccupante, torna ogni tanto la tentazione antica di giocare con le bombe nucleari.
Non basta più il gioco perverso della guerra: se facciamo girare il mappamondo e prendiamo nota dei luoghi in cui gli eserciti sono mobilitati, a vario titolo e con varia motivazione, ci sentiamo tremare le gambe. Ma questo, per quanto terribile, è soltanto un fuocherello, tanto quanto basta per tenere in allarme le mamme di mezzo mondo, tanto per non perdere l’abitudine di piangere i giovani che non potranno più tornare a casa. Ora, c’è di più.
Le fotocronache ci mostrano quelli che amano gingillarsi con squadre di portaerei o con cataste di ordigni nucleari e lo fanno con la stessa soavità con cui un bambino gioca con i suoi birilli. E nessuno fa nulla.
I politici, poveretti, hanno molto da fare, e non possono distrarsi e perdere l’appuntamento con le televisioni locali. Gli statisti, quelli veri, sono stanchi e solitamente si riposano guardando dall’altra parte… e il mondo? …Si trastulla con il gioco del pallone.
Per fortuna i capi delle religioni sono più attenti e capaci di iniziative serie e credibili.
Fra tutti e più di ogni altro, Papa Francesco, che più volte ha fatto sentire la sua voce negli ultimi mesi. Ha richiamato tutti e ciascuno al dovere di costruire la pace, ed ora, visto che molti fanno finta di non sentire, ha convocato in Vaticano i vertici dei maggiori organismi internazionali, li ha ospitati e, di fatto, si è costituito come grande difensore della pace mondiale. Ha chiesto ed ottenuto l’intesa di ben undici Premi Nobel per la Pace e si è fatto interprete dei bisogni dei popoli.
Mentre scriviamo queste righe, sappiamo soltanto del coraggioso, forte e premuroso avvio di un confronto che sicuramente avrà grandi sviluppi. Non abbiamo altre notizie. Certamente si tratta di qualcosa di estremamente significativo.
Ora, però occorre che i popoli facciano la loro parte. Le Chiese imparino a pregare con insistenza per la pace nel mondo. I gruppi sociali imparino a discutere per trovare le vie migliori per allontanare il pericolo di un olocausto nucleare.
Al coraggio di Papa Francesco deve potersi associare la preghiera, il coraggio e l’azione di ogni persona di buona volontà.
E noi siamo certi che i nostri lettori non saranno da meno.
Nicola Paparella