Rinnovare opere e strutture per essere fedeli al carisma e alla storia
- Categoria: PRIMO PIANO
- 20 Febbraio 2014
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LE NUOVE PROVINCE Dopo il capitolo Generale
Una delle esigenze che il Capitolo Generale di Madrid 2013 ha affrontato è l’unificazione delle giurisdizioni che a sua volta comporta una ristrutturazione di opere e presenze. Il fenomeno della diminuzione dei religiosi e del progressivo aumento dell’età media nei paesi occidentali, oggi pesa come un macigno sulla vita delle nostre comunità, creando difficoltà che vanno affrontate alla radice e che richiedono un radicale cambiamento di prospettiva, una vera e propria riforma che sappia rispondere meglio alla situazione attuale.
Ripensare ad una nuova “geopolitica” dell’Ordine non può, tuttavia, rispondere solo al principio di sopravvivenza, ma deve rispondere al principio di rinnovamento nella fedeltà al carisma e alla storia. Si tratta di garantire la comunione e la missione e di farle crescere. È in gioco il futuro, la credibilità, la visibilità del nostro carisma.
Il futuro
Il Padre Generale ha chiesto a noi ministri provinciali di compiere un esercizio di proiezione delle nostre giurisdizioni. Che ne sarà delle nostre presenze, delle opere, delle strutture e dei religiosi tra dieci anni? Non è difficile pensare che siamo immersi in un processo di trasformazione radicale ed irreversibile della vita religiosa che dobbiamo saper leggere. Il futuro non si improvvisa, non cade dall’alto, ma lo si accoglie con consapevolezza e lucidità. Per questo è necessario ed urgente intervenire, decidere, pensare a nuove forme di collaborazione e di condivisione di risorse umane e materiali.
La credibilità
Più che un concetto esprime un modo di essere e di vivere di noi religiosi. Siamo credibili quando sappiamo cogliere le sfide della storia, quando sappiamo trovare modi nuovi e più efficaci di essere in questo mondo che vive rapidi e profondi cambiamenti.
La visibilità
Quante volte ci viene posta la domanda “ma voi chi siete, che fate?”. Oggi tante organizzazioni umanitarie, gruppi, associazioni con finalità sociali, hanno molta più visibilità di noi. Eppure noi abbiamo una storia, un’esperienza consolidata, facciamo da anni e da secoli quello che tante nuove organizzazioni cominciano a fare. Perché questo deficit di visibilità? Intendiamoci, per visibilità non intendo dire promozione a mo’ di spot pubblicitario del nostro carisma, ma esigenza di comunicare ciò che viviamo, di condividerlo con altri, di non rimanere chiusi. D’altronde è nella natura di ogni carisma la condivisione. Tutto questo esige una vera opera di rinnovamento delle strutture al servizio della missione.
Una parabola ci invita a camminare in questa direzione:
Un pellegrino percorreva il suo cammino, quando incontrò un uomo che sembrava un monaco e che era seduto nel campo. Vicino a lui un altro gruppo di uomini lavoravano presso un edificio di pietra. “Sembri un monaco”, disse il pellegrino -. “Lo sono”, rispose il monaco. “Chi sono questi che stanno lavorando nell’abazia?”.
“I monaci - rispose - e io sono l’abate”. “È magnifico vedere costruire un monastero”, aggiunse il pellegrino. “Lo stiamo distruggendo”, precisò l’abate. “Distruggendolo? - esclamò il pellegrino - e perché?”. “Per poter vedere il sorgere del sole ogni mattina”, chiuse l’abate.
Se non abbiamo questa capacità di metterci in discussione, di distruggere vecchi modelli che oggi non ci aiutano a vivere la nostra missione, non potremo vedere il sole della speranza spuntare all’orizzonte.
di Padre Gino Buccarello
Ministro Provinciale